di Luca Giordani
Racconteremo un giorno di un periodo della nostra esistenza in cui ogni minimo contatto con l’altro fosse il più possibile da evitare, incuteva paura, lasciava nell’incertezza e nella tensione; e fu lì che ci accorgemmo di quanto la relazione vis a vis, la relazione inter-corporea, era importante. Il caffè al bar, la partita di calcetto, il lavoro, la corsa o la passeggiata, fu allora che l’umanità si accorse di quanto tutto ciò che aveva sempre dato per scontato, improvvisamente gli fu tolto; e come spesso accade, ci si accorge dell’importanza di una cosa, nel momento in cui non la si ha più.
È vivere al tempo del Coronavirus, in cui il tempo sembra essersi fermato e tutto appare più allarmante e allarmato. C’è una minaccia invisibile, indefinita, un virus che lascia tutti nell’incertezza e nella paura. La reazione predominante nelle persone è l’ansia, risposta giustificata e coerente con il momento. Ma perché? Perché, in questo momento, il rischio psicologico maggiore è proprio quello di sviluppare una risposta ansiosa?
Che cos’è l’Ansia?
L’ansia è una reazione psico-fisica e questo significa che ha una serie di manifestazioni corporee come agitazione motoria, aumento del battito cardiaco, cambiamenti nel ritmo della respirazione e un insieme di vissuti emotivi come sensazione di forte disagio, disorganizzazione cognitiva ed emotiva.
Essa è strettamente connessa alla paura. La paura è l’emozione, l’ansia è la reazione.
Tuttavia, l’ansia è biologica, quindi evolutiva, adattativa. Ci serve per preparare il nostro corpo e la nostra mente a reagire. È un campanello d’allarme lanciato dall’Io per avvertire di un pericolo che va individuato. In questo periodo, dunque, è una normale risposta; è normale che si abbia paura per la situazione Coronavirus che stiamo affrontando.
Quando l’ansia diventa un problema?
Quando non la riusciamo più ad accogliere, a gestire, ed è così invasiva e predominante che non ce la facciamo più a controllarla e contenerla.
Ed ecco allora che ci si disorganizza! Ne siamo sopraffatti, siamo assaliti dalla paura e a volte anche dall’irrazionalità. Perdiamo gli occhi: la nostra attenzione perde i punti di riferimento; la consapevolezza e la razionalità si disperdono!
Iper-attenzione verso se stessi, iper-attenzione verso il mondo.
Quando l’ansia prende il sopravvento, sta a significare che abbiamo una iper-attenzione verso l’esterno, verso il mondo fuori, ci sentiamo costantemente minacciati, tanto da perdere il contatto con noi stessi.
Diverso è il caso, invece, di chi ha un iper-attenzione verso se stessi, quasi a disinteressarsi del mondo fuori e degli altri e questo è il caso delle persone che escono senza un reale motivo e che vedono nella regola solo una limitazione per la propria persona.
Atteniamoci sempre alle direttive del Ministero della Salute
Come sempre, l’equilibrio è l’atteggiamento migliore, mentre da evitare è l’estremizzazione. Anche in questa emergenza Coronavirus dobbiamo cercare di avere un occhio sul mondo e l’altro su noi stessi.
La modalità di risposta ad un evento traumatico dipende dal carattere di ognuno di noi, quindi dalla nostra storia evolutiva, che ha reso il nostro modo di vivere la paura unico e specifico in noi stessi.
Senz’altro, una situazione come quella che stiamo vivendo prende la pancia, tocca corde profondissime, ovvero quelle della sopravvivenza e dell’incertezza. Vi è un indefinito che ci minaccia, una realtà che è altamente limitante e, a tratti, alienante.
Quali altre difficoltà psicologiche possono insorgere?
Come detto, la risposta emotiva ad una situazione come questa che affrontiamo per il Coronavirus, è molto soggettiva; è il carattere di ognuno di noi a determinare la reazione alle situazioni di emergenza.
Pensiamo a quelle persone che possono soffrire di ipocondria (l’erronea paura o convinzione di avere una grave malattia) e di come questo periodo possa rinforzare il loro vissuto allarmato.
Inoltre, tale contesto può far emergere l’aggressività verso gli altri, quasi a cercare un colpevole in questa minaccia che, come detto, è indefinita, come sta avvenendo, ad esempio, quando vediamo persone fuori con il cane o persone che escono.
Il timore, poi, è che molte persone, soprattutto dopo che tutto sarà finito (perché tutto questo una fine l’avrà!), possano sviluppare un disturbo post-traumatico da stress, pensiamo soprattutto al personale sanitario estremamente messo alla prova e sovraccaricato.
Vi sono anche famiglie con rapporti coniugali problematici o con rapporti problematici con i figli e come tutto questo possa ingigantire e inasprire le relazioni familiari.
Come fronteggiare tutto questo?
Va osservato che la sede della paura nel cervello è l’amigdala. L’amigdala è un agglomerato di nuclei nervosi situato nella parte dorsomediale del lobo temporale ed è compresa nel sistema limbico, implicato nella risposta emozionale e nei sentimenti.
È facile intuire che se noi siamo costantemente con il pensiero e con la nostra attenzione all’epidemia e al contagio, iper-stimoliamo proprio l’amigdala! Quindi, la nostra emozione di paura sale e ci invade.
Ciò che contrasta questo vissuto iper-allarmato è la razionalità! Dobbiamo mantenere un comportamento razionale!
Ciò significa che la nostra attenzione va ripresa e riportata sul qui ed ora! Su noi stessi!
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È quindi altamente controproducente iper-informarsi, stare sempre a reperire notizie (che per forza di cose sono allarmanti), andare alla ricerca continua di articoli, condividerli, scambiarli, ecc. Questo non fa altro che iper-stimolare il nostro allarme, la nostra amigdala. È giusto informarsi, ma ciò che non va bene è iper-informarsi!
Inoltre, il fatto di stare molto tempo in casa può condurci all’errore di considerare i giorni come tutti uguali. È essenziale, invece, riorganizzarsi e adattarsi a questa nuova condizione. Occorre essere “resilienti”, cioè capaci di reagire ad una situazione difficile e traumatica, ristrutturando le nostre risorse e i nostri obiettivi.
È opportuno, per di più, mantenere un’alimentazione sana e un ritmo circadiano inalterato (cioè il ciclo sonno-veglia), oltre che continuare l’attività fisica in casa (ci sono moltissime video-lezioni che possiamo consultare).
È fondamentale evitare di isolarsi, mantenendo costantemente i contatti sociali e su questo la tecnologia ci aiuta; è altresì importante che ognuno di noi riesca a crearsi un proprio spazio. Anche se siamo costretti a stare in casa, è vitale che ciascun membro della famiglia si ritagli del tempo per sé: un buon libro, un bel film, della buona musica, un bagno rilassante, la meditazione, utilizziamo tutto ciò che serve a ricontattare noi stessi.
E non dimentichiamo mai di sdrammatizzare! Di mantenere il più possibile il sorriso. È normale avere paura, è sano avere paura! Ma è sano anche ridere e sorridere!
Insieme ce la faremo!
Bibliografia
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